La data di nascita del Mantova calcio viene fatta risalire 1911 ma in realtà già nel 1906 Ardiccio Modena e Guglielmo Reggiani avevano fondato il Mantua Football Club. Il primo aveva lavorato a Liverpool importando per primo lo sport in città, coinvolgendo l’amico e comprando insieme un pallone a Verona. La società però durò un solo anno, dividendosi in Vis et Virtus, gestita da Modena, e Gruppo Mantovano del Calcio, con a capo Reggiani. I due però, veri padri del calcio cittadino, fusero le due nuove realtà il 24 marzo 1911 dando vita all’Associazione Mantovana del Calcio, che poco tempo dopo divenne Associazione Calcio Mantova (Acm).
Dopo un periodo di amichevoli, alcune anche ricche di soddisfazioni, nei primi anni 20 il Mantova gioca con successo nel Girone Emiliano di Prima Categoria, valevole per lo scudetto. Miglior piazzamento il secondo posto alle spalle del Bologna che garantisce l’accesso alle semifinali, dove però viene battuto da Legnano e Torino. Dal 1926/27 in poi inizia un lungo periodo di anonimato, tra propositi di ringiovanimento e problemi economico-societari. Il torneo si chiama Prima Divisione, in realtà corrisponde alla serie B ed in seguito diventerà serie C dove i biancocelesti (colore della squadra) resteranno dal 1928/29 fino all’interruzione del campionato del 1943/44 per gli eventi bellici.
Finita la seconda guerra mondiale, il Mantova riparte da una serie B a più gironi. Tornato in C nel 1948, nella stagione 1951-1952, grazie a un secondo posto nel girone B, riesce a qualificarsi al nuovo campionato di Serie C a girone unico evitando la retrocessione nella nuova IV Serie. Dove però scivola al termine del 1953-54. Con pochi soldi si approfitta della situazione per ringiovanire l’organico. E da questa retrocessione, che sembra l’inizio della fine, al contrario nasce il periodo più straordinario della storia del Mantova. La squadra venne costruita quasi totalmente con un gruppo di ragazzi della società parrocchiale del Sant’Egidio, in centro città, ed altri giovani motivati, affidati ad un allenatore-giocatore romagnolo, Edmondo Fabbri. Dopo una stagione di assestamento, comincia una scalata senza precedenti: nel 1956/57 vittoria nel torneo di IV serie di Eccellenza, nel 1957/58 successo in C, l’anno dopo promozione in B dopo lo spareggio col Siena a Genova (1-0). Solo un campionato per assaggiare la serie cadetta e poi nel 1960/61 il Mantova approda per la prima volta in serie A. Quattro promozioni in cinque anni catapultano la squadra, che nel frattempo è diventata biancorossa per l’accordo pubblicitario con l’azienda petrolifera Ozo, nella massima divisione. E’ l’epopea di quello che venne definito “Il Piccolo Brasile”. Fabbri dopo il primo anno di A conclusosi con una comoda salvezza addirittura viene chiamato alla guida della Nazionale Azzurra. Sembra un sogno, invece è la incredibile realtà.
Dal 1961/62 al 1972/73 il Mantova gioca ininterrottamente dodici campionati tra A (sette) e B (cinque). E’ il momento storicamente più importante: oltre a Fabbri, in Nazionale arrivano il portiere William Negri, prodotto locale, ed Angelo Benedicto Sormani, brasiliano poi naturalizzato italiano. Ma via via ci sono anche giocatori come Karl Heinz Schnellinger, nazionale tedesco, un giovane Dino Zoff, futuro campione del mondo e la bandiera Gustavo Giagnoni, prima come calciatore ed in seguito come allenatore. Anche in società si formano talenti: su tutti Italo Allodi, che presto smetterà di giocare per avviarsi alla carriera di general manager della Grande Inter di Angelo Moratti. Sembra che niente e nessuno possa schiodare l’Acm dalle prime due categorie del calcio italiano, invece incredibilmente tra il 1971 ed il 1973 la squadra va incontro a due retrocessioni consecutive che la rispediscono in serie C dopo 15 anni.
Si pensa al classico incidente di percorso, in realtà comincia un periodo lungo ben 32 anni dove il Mantova non riesce mai a tornare tra le grandi. Anzi, nel 1994 conosce anche l’onta del fallimento ripartendo tra i Dilettanti del campionato regionale di Eccellenza. Per rivedere la B occorre attendere il 2005, quando la formazione affidata a Mimmo Di Carlo centra la seconda promozione di fila vincendo la finale playoff di C1 con il Pavia. Sono gli anni di Fabrizio Lori, presidente giovane ed ambizioso, che sogna e fa sognare in grande tutta la piazza che si riaccende dopo anni di amarezze. Al primo anno di B il Mantova arriva ad un passo dalla serie A: dopo aver battuto il Torino al Martelli nella finale di andata (4-2) dei playoff, nel ritorno i biancorossi vengono sconfitti dai granata dopo 120’ per 3-1 in una sfida molto discussa che sancì la promozione della squadra del presidente Urbano Cairo.
Lori vuole la A a tutti i costi e l’anno dopo ha solo la sfortuna di imbattersi in una B con Juventus, Napoli e Genoa, tutte sconfitte al Martelli, comunque alla distanza troppo forti per competere con loro. Il terzo anno sembra quello giusto, tuttavia malgrado i grandi investimenti societari la squadra non centra nemmeno i playoff. Nel frattempo alla crisi tecnica si unisce quella economica e dopo altri due anni di B (5 in totale), l’ultimo dei quali conclusosi con la retrocessione in C, la società viene dichiarata fallita. Ancora una volta deve ripartire dai Dilettanti, stavolta serie D. Il nuovo club vince subito il campionato, proprio nell’anno del centenario del club (2011), tra grandi feste e propositi di riscatto. Invece in seguito arriva addirittura un nuovo fallimento (2017) che costringe a ripartire ancora dalla D, dove però servono ben tre anni per la risalita tra i professionisti. Che avviene con il torneo 2019/20.
A cura di Alberto Sogliani
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